L’aria che respiriamo non è un dettaglio Qualcuno doveva pur dirlo: la pulizia degli ambienti va progettata sin dalle prime analisi di fattibilità di qualunque edificio. E se chiedere all’oste se il proprio vino è buono può sembrare autoreferenziale, è ben diverso quando uno dei massimi esponenti della progettazione sostenibile italiana suona la carica per scuotere le coscienze. Marco Caserio, geometra, esperto CAM, docente ispettore ICMQ e progettista sostenibile di lungo corso, con una fervente attività accademica presso l’Università di Pavia e la Federico II di Napoli, concede a Gabriele Moretti, Communication Manager di Sistem Air Group, un’intervista che mette sul piatto un argomento scottante ma spesso invisibile. Invisibile come l’aria che respiriamo. Marco Caserio Progettista certificato ed esperto CAM “La qualità dell’aria passa prima di tutto dalle pulizie, non ci sono scuse. E qualunque ambiente, sia di tipo residenziale che pubblico, necessita per tutta la sua vita utile di regolari operazioni di pulizia. Perché, dunque, condannare l’utente all’utilizzo di elettrodomestici insalubri?” Nel suo j’accuse, Caserio non usa certo giri di parole e denuncia con forza l’assenza progettuale su un tema che incide direttamente sul benessere quotidiano. L’aria è invisibile, ma determinante. “Sta nel progettista, in primis, evolvere la propria cultura e migliorare la consapevolezza di quello che va a realizzare - afferma - e di quanto la sua azione progettuale può compromettere la qualità di vita dell’utente finale dell’opera, fino ad arrivare a mettere in discussione l’aspettativa di vita.” Gabriele Moretti Communication Manager Sistem Air Group “L'intervento di Marco Caserio, mette a fuoco un tema tanto fondamentale quanto trascurato da una classe progettuale che mi piacerebbe poter definire lungimirante: il progettista ha un ruolo nella gestione delle pulizie e della qualità dell’aria indoor.” La progettazione come atto di responsabilità Dobbiamo dirla tutta, perché questa è la realtà dei fatti: se manca una progettazione oculata da parte di chi dovrebbe guidare la committenza, preoccupandosi del benessere e della sostenibilità dell’opera, ci si assume la responsabilità di consegnare un edificio zoppo, che nasce senza considerare il criterio più importante: la qualità dell’aria indoor. “Il potere decisionale deve stare in capo alla progettazione”, ammonisce il geometra. Una posizione netta, che accusa il comparto tecnico di essersi appiattito, piegandosi al mercato immobiliare e alla sua tendenza a limare ogni voce di costo, a discapito della qualità, svuotando di senso l’atto progettuale. "Al centro, deve tornare l’uomo - prosegue Caserio - e questo dev'essere fatto come se ogni progettista pensasse ogni volta a disegnare la casa per suo figlio. Mettiamo sempre come utente finale dell’opera i nostri figli e io credo che migliorerà molto la qualità dell’opera.” Un concetto che va inquadrato nell’intero ecosistema edilizio, che deve tenere conto anche dell’impiego (o dello spreco, sarebbe meglio dire) di risorse nel tempo. Basti pensare alle montagne di scopette elettriche, robot e batterie che si consumano negli anni per fare un rapido calcolo dell’impatto ambientale ed economico, sia sulle tasche di chi fruisce degli spazi, sia sulla salute del pianeta. Serve cambiare rotta. “Il vero tema, troppo spesso ignorato, è che l’aspirapolvere centralizzato è un impianto a tutti gli effetti - sottolinea nell'intervento Marco Caserio -. Non è un optional: è parte integrante della qualità dell’abitare.” In un contesto dove il cittadino è bombardato da comunicazioni fuorvianti, il progettista ha il dovere di fare chiarezza. Ha, letteralmente, una responsabilità educativa nell'accompagnarlo verso scelte consapevoli. “Parliamo della casa, del luogo in cui sentirsi più sicuri - chiude Caserio - ed è inaccettabile che la sicurezza dell’aria che respiriamo venga ancora considerata un elemento secondario.”